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LA STORIA DEI COMUNI DEL' UNIONE 

I comuni dell' Unione sono legati storicamente tra  loro, anche attraverso una dinastia importante: quella dei Gonzaga.

Nella Bassa Reggiana i Gonzaga hanno dominato per lunghi anni lasciando segni indelebili come dimore principesche o opere di bonifica che hanno permesso di avviare un’attività agricola fiorente e di conseguenza l’economia.

BORETTO

Le origini preistoriche del paese sono incerte. Probabilmente prese vita dagli antichi insediamenti terramaricoli della Ravisa di San Genesio e soprattutto dalla Motta Ballestri, tra Poviglio e Brescello, punta estrema dei canneti della padusa e del Bondeno, terra emersa percorsa da alcuni fiumi vaganti che si fusero con il Po. Boretto, di certe origini romane nella sua parte occidentale, costituiva la periferia dell’antico Brixillum.

Nel 1305, in seguito ad una permuta fatta da Azzo d’Este passò con Gualtieri sotto il dominio dei vescovi di Parma. Passò poi sotto i Visconti e nel 1409, assieme a Brescello, fu occupata dai Veneziani che la tennero fino al 1422; questa occupazione, seppur breve, lasciò tracce profonde, tanto che Boretto con la città lagunare ha in comune il Patrono, e a fianco della chiesa parrocchiale, su di un pilastro, fa bella mostra un Leone di San Marco, dono di Venezia con la quale, nell’epoca passata, mediante il suo porto intratteneva fiorenti commerci.  

Curiosità: compare con una propria denominazione a partire dall'855 coi toponimi di Beruptum, Boruptum e Bisruptum, tutti indicanti le frequenti rotture degli argini di Po. Ma l’etimo originario potrebbe essere Poreptum (Po retto), per la configurazione rettilinea che il Po presentava in questo suo particolare tratto.

 

BRESCELLO

L'antica Brixellum romana conserva le tracce del suo passato nell'Antiquarium, in via Cavallotti 12 (ex monastero benedettino) dove si possono ammirare interessanti testimonianze e sculture del periodo romano, tra cui la statua di un personaggio con lacerna, del I secolo dopo Cristo. Degna di nota anche la statua di Ercole che sorge nella piazza centrale, opera del celebre scultore Jacopo Sansovino (1553), fatta costruire dal duca Ercole II Este.

Ma più che per il suo antico passato, Brescello è celebre per essere stata nel dopoguerra il set di uno dei cicli cinematografici più amati: quello di Peppone e Don Camillo, impersonati sul grande schermo da Gino Cervi e Fernandel e ispirati dai racconti di Giovanni Guareschi.

Curiosità: il nome si collega al termine brica o briga, ossia "altura, colle" riferendosi dunque ad un particolare geografico.

 

GUALTIERI

Agli inizi del 500 si delineò un progetto di bonifica a Gualtieri grazie a Pellegrino De Micheli, fattore di Ferrante Gonzaga, che progettò una serie di interventi di base, ripresi e attuati di seguito da Cornelio Bentivoglio.

Il principale intervento fu quello di migliorare la situazione idrica precaria, delle zone sottoposte a frequenti alluvioni, mediante l’incanalamento del Crostolo al Po per esempio.

Il figlio Ippolito completò l’impresa del padre; le opere di bonifica ebbero un effetto quasi immediato facendo aumentare la redditività del suolo.

Gualtieri è una cittadina di origine medievale che ha subito più volte nei secoli la piaga delle alluvioni (l’ultima, catastrofica, nel 1951). Malgrado questo, essa ha conservato l’incantevole spazio rinascimentale di Piazza Bentivoglio.

Curiosità: Gualtieri deriva dal nome longobardo Waltari o Walthari che in latino diventa Waltherius o Gualterius ed in italiano Gualtieri, nome del padrone del luogo.

 

GUASTALLA

Fu il Principe Cesare Gonzaga, in epoca cinquecentesca,  a volere l'edificazione a Guastalla della Cattedrale dedicata ai SS. Pietro e Paolo.

Fu consacrata nel 1575 dal cardinale Borromeo, arcivescovo di Milano e cognato del Signore di Guastalla. All'interno sono conservate numerose opere sacre di valore storico ed artistico: la statua in cedro della Madonna del castello collocata in origine nell'antica rocca quattrocentesca; la Madonna col Bambino, di scuola emiliana (1620 ca. olio su tela); San Giuseppe con Gesù Bambino, di Gerolamo Degiovanni (legno policromo, fine sec. XVII); San Francesco riceve le Stimmate,  di scuola cremonese (fine sec. XVI, olio su tela); la Madonna del Rosario (legno policromo del XVII sec.); il Battesimo di Gesù; del Gualdi. 

Curiosità: Guastalla deriva da "Wardistall" ossia "posto di guardia" avanzato contro i Bizantini installati a Mantova.

 

LUZZARA

Il vecchio palazzo dei Gonzaga, Palazzo della Macina, venne eretto verso la fine del XV secolo su disegno di Luca Francelli. In origine, con i suoi edifici ausiliari, occupava tutta l'attuale piazza, ma dalla guerra, che culminò con la

battaglia del 15 Agosto 1702, non si salvò che la parte ancora oggi visibile. All'interno del Palazzo si distingue ancora la loggia che si affacciava sul cortile, costituita da un portico con tre arcate aperte e semicircolari che poggiano sopra a colonne ora murate. Due di tali colonne, le intermedie, sono di marmo ed i loro capitelli sono riccamente ornati di fogliame, mentre le altre due colonne sono in muratura ed hanno soltanto i capitelli di marmo con motivi a foglie molto più semplici. Sul fronte del Palazzo, sopra la porta principale, spicca lo stemma dei Gonzaga, in ceramica policroma eseguita da Luca della Robbia. È di forma circolare attorniato da festoni di rami di pino, simbolo della fecondità.

Curiosità: per Padre Ireneo Affò Luzzara dovrebbe il suo nome alla presenza di una grande quantità di lucci nelle sue acque. Egli dice infatti che i Longobardi nel 604, dopo la battaglia di Mantova, stanziatisi ove ora sorge Guastalla, trovando la pesca dei lucci abbondante contro l'isola luzzarese la chiamarono certamente "Lucciaia", divenuta in seguito "Luciaria" e poi "Luzzara".

Per il Cluverio, invece, il nome Luzzara deriva da "Nuceria", poi "Nucera", "Lucera" e "Luzzara", antica città romana distrutta nel corso delle invasioni barbariche, le cui rovine furono ricoperte dalle alluvioni.

 

NOVELLARA

La storia di Novellara risulta insigne anche prima dei Gonzaga (come documentano le due teste romane di marmo risalenti al II ? III secolo d.C.), ma fu certamente questa dinastia principesca a trasformarla nella capitale di un piccolo stato indipendente.

Feltrino Gonzaga, secondogenito del capostipite della dinastia mantovana, già nel 1335 si impadronì di Reggio e dei castelli circostanti, compresa Novellara, e la governò per più di 36 anni dando origine alla seconda fra le dinastie gonzaghesche per origine e importanza.

Nel Cinquecento, il loro secolo d’oro, iniziarono a battere moneta propria e trasformarono Novellara in una piccola città ideale, ordinata, ricca di monumenti e opere d’arte.

Lelio Orsi è l’artista che diviene l’emblema di questa trasformazione: le sue opere architettoniche e artistiche, oltre che il progetto urbanistico del centro storico con i portici, caratterizzano tuttora questa "città d'arte". 

Curiosità: il nome Novellara deriva dal termine latino nebula o nubila che significa nuvola in riferimento alla frequente presenza della nebbia. Secondo la tradizione popolare il nome del luogo si riferisce al latino nuvoletum (coltivazione di viti novelle) o da nobil aria, con chiaro significato.

 

POVIGLIO

Il 500 è un secolo assai travagliato per Poviglio, che subisce le dominazioni dei Da Correggio, dei Gonzaga e a partire dal 1533 (fino al 1731) dei Farnese che, attraverso interventi di bonifica delle terre, favoriscono un notevole sviluppo economico e civile.

Curiosità: Il toponimo Poviglio è attestato per la prima volta nel 1022, come Pupilli o Pupillum, e la sua origine lascia spazio tuttora a congetture. Si ipotizza un legame fra la nascita di questo centro e i due putti sorreggenti un tralcio di vite che compaiono nello stemma comunale: essi sarebbero due pupilii, cioè due orfani, leggendari fondatori dell’abitato. Potrebbe trattarsi invece di un riferimento al Po: Po-villis, costruzioni sul Po, Po-vicus, borgo del Po, oppure Po-via, via del Po. O addirittura si potrebbe pensare al nome personale latino  Popilius, per il possessore del luogo. Da non sottovalutare la possibile derivazione celto-gallica, legata alla forma circolare del tracciato del nucleo originario. Già nelle carte del XVII° sec. la località viene indicata dialettalmente come Puì e Puvì .

 

REGGIOLO

Nel 1328 i Gonzaga diventano i signori di Mantova , e sotto il loro dominio Reggiolo viene a trovarsi ai confini dello stato, vengono intraprese opere di rafforzamento e il borgo acquista una struttura urbanistica rimasta immutata per secoli.

Dentro la rocca viene edificata una residenza riservata ai Gonzaga, che vi soggiornano di frequente, durante le visite al feudo. Nella seconda metà del Quattrocento, questa residenza viene ampliata e abbellita grazie all'intervento di Luca Fancelli.

Il secolo XVI°  si chiude con un'opera destinata a segnare un momento importante per la comunità di Reggiolo: la Bonifica Bentivoglio, opera del conte Cornelio Bentivoglio, Signore di Gualtieri. Gli effetti della bonifica si fanno presto sentire. La popolazione aumenta fino a superare le tremila anime. La super  produzione provoca un immenso scambio di prodotti alimentari con i centri vicini; il paese assume un vivace aspetto commerciale. 

Curiosità: chiamato in passato Razolo e Regiolum, Reggiolo deriva probabilmente dal termine dialettale raza (rovo) con l'aggiunta del suffisso -olo. Potrebbe però riferirsi anche al nome di luogo Reggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

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